Ci piacciono le cattive notizie

    La nostra cultura sfrutta le cattive notizie e questo ci piace. Le buone notizie non ti danno voti.

    Quando sappiamo che qualcuno è morto di cancro, commentiamo, ci addoloriamo e abbiamo sempre una storia da condividere su qualcuno che è anche morto o è malato.

    Ma non abbiamo l'abitudine di raccogliere buone notizie da persone che hanno vinto il cancro.

    Ci piacciono le cattive notizie

    Quante persone conosci che si sono riprese dal cancro? Nel momento in cui scrivo, conosco nove persone, tra cui due politici, tre artisti, due membri della mia famiglia e due psicoanalisti formati dal mio istituto. Quindi, quando qualcuno viene a parlarmi di questa malattia, mi preoccupo sempre di parlare di queste persone, di questa vittoria individuale e singolare di ciascuno.



    Quando qualcuno perde il lavoro, facciamo già una raccolta dei disoccupati nel nostro ambiente, ma dimentichiamo quanti sono riusciti a trovare un nuovo lavoro...

    Ma oggi vi voglio parlare della mancanza d'acqua...

    Ci piacciono le cattive notizie

    È stato detto da diversi idioti negli anni 2015 e 2016, che affermano di sapere del tempo, che avrebbe dovuto piovere per almeno sette anni e che il sistema di Cantareira non sarebbe in grado di tornare alla normalità.

    Oggi, amici, 26 aprile 2017, il sistema Cantareira è a un livello eccellente, con il 94,2% del suo potenziale. Ma nessuno di quegli stupidi meteorologi è venuto in televisione, come prima, a dire che si sbagliava. Non sto qui a discutere del merito della necessità di rispettare le nostre risorse idriche e di un consumo consapevole. Parlo della cultura del piacere nel lamentarsi, nel collezionare storie di fallimenti.

    La gente dice che questo mondo è senza speranza, che non ci si può fidare della maggior parte delle persone e che ci sono solo persone cattive, ma vi garantisco che è la minoranza che non è buona! Più del 95% delle persone sta bene e fa del bene. È un peccato che i media non lo mostrino… E non lo divulghiamo nemmeno noi.



    Dobbiamo iniziare a chiederci: in cosa credo? Cosa mi muove? Di cosa mi piace parlare? Con chi mi piace parlare? E cominciamo, da ciascuno di noi, a togliere la ciocca dai nostri occhi che ci impedisce di vedere che ci sono molte più buone notizie da raccontare.



    E nel caso non ci siano buone notizie intorno a te: SIATE VOI LA BUONA NOTIZIA! DAI LA BUONA NOTIZIA!

     

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